domenica 13 aprile 2008

Le mie prigioni

Sono accovacciata sul divano del salotto. Sto bene qui. I miei padroni mi hanno messo addosso anche una copertina e io quando voglio appisolarmi ci metto il muso dentro, così ho più buio e posso fare un pisolino perfetto. Certo, lo so, questa non è una vita da cani, ma sapeste quello che ho passato... Soltanto a novembre ero ancora in una prigione. Quei ragazzi, bravi ragazzi che badavano a noi cagnini sfigati, lo chiamavano rifugio... E' vero, ci trattavano molto bene, il meglio che potevano, ma sempre prigione era. Tutto fissato: posto fisso per dormire, orario fisso per la pappa, oretta di libertà come per i detenuti e, alla domenica... visita-parenti. Noi li chiamavamo così. Venivano famiglie intere a guardarci, a dirci che carino, che carina, guarda com'è simpatico quello, poi ci lasciavano lì. Qualcuno se lo portavano via, ma la maggioranza rimaneva lì, in prigione, con gli occhioni lucidi di pianto. Anch'io sapeste quanto ho sofferto. Mi rincantucciavo in un angolo della mia cella, pardon, stanza, a pensare alla famiglia che avevo perduto, non so come. Mi volevano tutti bene, i padroni grandi, i padroni piccoli (due bambini), perfino il gatto. Poi un giorno li ho persi di vista. Non ho mai capito se mi sono perduta io o se mi hanno abbandonato. Il fatto è che mi sono trovata sola. E disperata. Ho vagato per giorni nelle campagne, un freddo boia e una fame ultraboia. Poi sono arrivati un ragazzo e una ragazza che mi hanno preso, mi hanno riempito di carezze. Ho pensato: adesso mi riportano a casa. A casa mia. Invece mi sono trovata in una grande prigione piena di celle, pardon stanze, assieme a decine di altri cagnini sfigati. Mi hanno anche timbrata (un male pazzesco). Per fortuna quell'incubo è finito. Ed ora mi sembra impossibile di aver passato l'inverno al caldo, di dormire sul divano, di mangiare ogni tipo di leccornie. E' andata bene, va....

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